mercoledì 17 agosto 2011

Cappuccetto verde


Il cavolo cappuccio (Brassica oleracea var. capitata) è da poco diventato uno dei miei ortaggi preferiti. Questo non tanto perché sia particolarmente buono (e se è fresco al punto giusto lo è, eccome) quanto per l’assoluta comodità di averne uno o più in frigo. Come mai? Bè, rispetto all’insalata costa meno, è meno deperibile, dura di più (lo posso tenere in frigo anche più di una settimana senza che mostri risentimento :-D), ma soprattutto riempie molto di più. Che volete di più dalla vita?
Il cappuccio si può trovare in due forme: quella classica, rotonda e compatta e quella a punta, dall’aspetto più fresco e con le foglie distanziate. La seconda è quella che personalmente prediligo, perché di solito le foglie sono più croccanti e soprattutto perché ha un sapore un po’ più delicato, meno forte. Probabilmente perché contiene una minore concentrazione di glucosidi solforati, che sono particolari sostanze contenenti zolfo presenti in tutte le specie della famiglia a cui il cappuccio appartiene, le Brassicaceae o Cruciferae. Sono proprio quelle sostanze che fanno sì che quando cuocete un bel cavolfiore poi la vostra casa si impregni tenacemente di quel terribile odore, un misto tra una seduta alle terme di Arta e una camerata di alpini che si sono tolti gli scarponi. D’altra parte, sono anche le stesse sostanze che rendono così buoni cavolfiore, senape, rape ecc e parrebbe pure che alcune siano in grado di prevenire l’insorgenza di tumori...
Tempo fa, dovendo decidere alla svelta cosa comprare per riempire lo stomaco dopo un primo, la mia scelta è ricaduta sul cavolo cappuccio. Una volta al super, però, l'assortimento era miserando e limitato e sono stata costretta a comprare mio malgrado un esemplare sparuto e fiappetto, che poi si è pure rivelato coriaceo e di pessimo sapore, quasi piccantino tanto era vecchio. Ovviamente l’avanzo è rimasto a languire in frigo un bel po’ e nonostante segretamente io sperassi che andasse a male (“Ooooohh... peccato... mi ero dimenticata del cavolo e ora è andato! Eh, pazienza!!”) è proprio vero che l’erba cattiva non muore mai e infatti l’unico effetto visibile della stagionatura era una certa languidezza delle foglie più esterne. Che fare? Mi sono provvidenzialmente ricordata degli ottimi cappucci stufati che mia zia Silvia ci aveva presentato a Natale (ebbene sì, per le date storiche non ho memoria, ma non dimentico MAI un buon pranzo :-D), belli marroni e burrosi, e ho pensato che magari, cuocendolo... In breve, ho telefonato alla zia, ho chiesto la ricetta e ho brillantemente evitato uno spreco, ha!!
La ricetta è semplicissima e non richiede che le quantità dei pochi ingredienti siano precise:

un cavolo cappuccio
burro, olio
sale, pepe

Sciacquare il cavolo, sgocciolarlo in modo approssimativo e affettarlo grossolanamente. Metterlo in padella assieme ad una noce di burro e dell’olio, farlo rosolare a fuoco medio e poi abbassare la fiamma, coprire e lasciar andare finché assume un bel color nocciola (e quindi a lungo, almeno un’ora, anche se per dir la verità non ho misurato il tempo, ho lasciato che scorresse indisturbato). Salare, pepare e servire.

Ovviamente il mio consiglio è di usare questa ricetta solo nei mesi invernali o per mascherare la senescenza dei cappucci, altrimenti d’estate è molto meglio mangiarli freschi!!
P.S.: piccolo spoiler: il prossimo post verrà pubblicato tra un po’ e riguarderà i mirtilli selvatici! Tutto ciò che avreste sempre voluto sapere e non avete mai osato chiedere :-DDDD

1 commento:

  1. il cavolo non mi piace.





    i mirtilli sìììììììììììììììì!!!!!!!!
    ^.^

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