sabato 14 aprile 2012

La Tartine Gourmande – recipes for an inspired life: recensione


Ebbene, eccoci alla mia seconda recensione!
Aspettavo questo libro con impazienza bene o male da quando ho iniziato a leggere il blog di Béa... non da tantissimo quindi, ma a me è parsa un’eternità. Sì, non vedevo l’ora di avere la versione cartacea su cui prendere appunti e da sfogliare comodamente la sera, quando si è stanchi e non si ha voglia di accendere il computer. Quando poi è arrivato non sapevo quasi da dove cominciare, l’ho sfogliato ininterrottamente per giorni prima di mettermi in gioco e ora che sto scrivendo mi ritrovo nella stessa situazione: non so di che parlare come prima cosa...
Lascerei quindi la parola al cicione, che appena gli ha lanciato la prima occhiata l’ha definito “molto più radical-chic di quello del belloccio” :-D e in un certo senso posso essere d’accordo. Ci sono ricette molto più “estrose”, con abbinamenti se vogliamo un po’ fashion, raffinati... ma non fatevi ingannare dalla ricercatezza delle proposte e scoprirete che il libro ha molto di più da dire. È un’opera molto evocativa, in cui a ogni ricetta è abbinato uno stato d’animo, un’emozione o un ricordo d’infanzia, oppure ancora un lampo d’ispirazione... bè, c’è chi abbina i piatti all’adeguato bicchiere di vino e chi ai sentimenti, e se devo dirla tutta mi sento molto più su quest’ultima lunghezza d’onda! Sì, a me quei libri del tipo “sommelier (della domenica) perfetto”, quelli che per intenderci possono raccogliere frasi come “il gusto selvatico di questo capriolo ben si sposa con un Uvazzato di Santa Gimigna del 2005, i cui sentori di sella d’equino e corteccia di cerro affumicata equilibrano sapientemente l’aroma di garretti sudati del piatto” sono sempre risultati parecchio snob. Non fraintendetemi, ascolto volentieri consigli sensati (e un po’ più plebei :-D) sull’argomento, ma questi tecnicismi mi sono sempre sembrati un virtuosismo fine a se stesso, qualcosa di alto per pochi cultori, pochi eletti riuniti in un’altissima turris eburnea. Al contrario, il libro di Béa ci parla di sentimenti, qualcosa a noi vicino, che fa parte del nostro quotidiano e che ci tocca tutti. Dai, non fate gli ipocriti: chi di voi non ha un arrosto che lo commuove col ricordo della nonna buonanima, o un dolce ipercalorico che tante volte gli ha metaforicamente asciugato le lacrime e scaldato il cuore, oppure un’insalata particolare che fa subito estate? Non vi capita mai di vedere un bimbo che consuma la sua merenda e nel contempo sentire un tuffo al cuore, come quando si ritrova un amico d’infanzia dimenticato, pensando “questo me lo faceva sempre la mamma quand’ero piccola!”? Ecco, è proprio di questo che parla Béa, prima ancora che di cardamomo, salmone e îles flottantes. Una volta entrati in sintonia con questo spirito scompare la patina radical-chic e tutto il libro prende una luce nuova, una luce calda e accogliente, quasi familiare.


Passando al lato ricette, a parte qualche proposta su cui nutro dei dubbi (tipo l’insalata di riso Venere con pompelmo o la zuppa fredda di melone ) si tratta di idee accattivanti e più facili da realizzare di quanto si pensi. Tra l’altro, questo forse è il libro di cui ho sperimentato più ricette in meno tempo: è proprio azzeccato il titolo, ti ispira letteralmente a metterti ai fornelli :-) e questo anche grazie a una fotografia impeccabile, solare e ben curata, come sanno tutti i lettori del blog.
Il mio capitolo preferito è senza dubbio quello dei dolci: è il più completo e coniuga sapientemente il semplice, rapido muffin casalingo con la maestosa torta doppia mousse delle occasioni speciali. Ce n’è per tutti i gusti: frutta, cioccolato, dolci all’olio, creme dessert e mele al forno e tutti ti spronano all’azione. Infatti ne ho provati molti e in particolare raccomando:


·        i petits pots de crème, che definirei vellutati e cremosi, una vera sorpresa per me che non avevo mai cotto creme al forno;
·        i cookies americani con il tahini: mio padre li ha definiti “da pasticceria”;
·        le tartellette alle mele con frolla all’olio: spennellare le mele con il miele conferisce al dolce un profumo fresco e fruttato, come se non avesse mai visto il forno.
 
In quanto alle ricette salate per ora ne ho fatte decisamente di meno, ma non posso esimermi dal cantare le lodi del risotto al radicchio rosso (l’aceto balsamico è un’idea da maestro, lasciatevelo dire da una che non sopporta l’aceto) e del risotto gorgonzola e pere, che potrei definire voluttuoso. Per finire, piccolo consiglio: le dimensioni contano sempre :-D ma non nel senso che intendete voi (maiali!!), è una questione di conversioni pollici-cm. Sì, non si sa bene perché, ma mentre volumi e pesi sono scrupolosamente “bilingui” (“cups”, tablespoons e teaspoons sono tradotti in once e poi anche in mL e g), i diametri delle tortiere restano testardamente in pollici ovunque. E mi raccomando: anche solo 1 o 2 cm cambiano davvero TUTTO, se si parla di superfici! Io ho tentato di fare una quiche da circa 26 cm in una tortiera da 24 e poi parte del composto l’ho dovuto scrostare dal forno :-( quindi mi raccomando!


Prossimi obiettivi:

·        il pollo al profumo di limone e miele;
·        la torta doppia mousse di cui parlavo prima;
·        la charlotte ai frutti rossi con savoiardi fatti in casa: è il mio sogno da lungo tempo;
·        le pancakes limone e semi di papavero, perché sarebbe la prima volta in vita mia che faccio pancakes... chissà se mi vengono buone?
·        il soufflé granchio e zafferano (anche se qua mi sa che ci vorrà ancora un po’ :-S);
·        l’ île flottante alla lavanda.


 

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