domenica 29 aprile 2012

Gratis et amore Dei


Continuando il discorso che facevo qualche giorno fa oggi si parla ancora di primavera e raccolta di erbette spontanee. Sì, perché non esistono mica solo le ortiche!
Stavolta sono entrati in scena anche il luppolo selvatico, lo sclopìt e i turioni degli asparagi selvatici, questi ultimi per la prima volta sui nostri (bè, i miei) schermi. L’unica cosa di cui mi dolgo amaramente è che per una serie di sfortunati eventi nella maggior parte delle mie ultime spedizioni di “caccia” mi sono dimenticata della macchina fotografica con la grazia e la scioltezza di un’ottuagenaria affetta da Alzheimer... quindi poche foto delle piantine nel loro ambiente naturale :-( ma pace, basteranno per farvi un’idea :-D Valgono le solite raccomandazioni: se siete negati in botanica lasciate stare, ho visto che nei mercati meglio forniti si trovano anche queste erbe selvatiche...


Cominciamo innanzitutto dalla cacciagione che mi è più familiare, ovvero sclopìt e bruscandoli. Ahimé, dello sclopìt ho solo una stiticissima testimonianza e cioè la foto qua sopra: nella mia vita ne avrò raccolto chili, forse sarò anche arrivata al quintale (non esageriamo, ma teniamo anche conto che lo colgo autonomamente dalle elementari), ma mai che l’abbia riconosciuto come soggetto degno di una foto... che snobismo, eh? In effetti, se ci fermiamo a pensare, tante volte scegliamo di immortalare la peonia, la rosa più rossa del giardino, le genziane che sbucano dagli anfratti rocciosi, e mai le umili piantine che magari non saranno spettacolari, ma ci hanno nutriti tante volte... branco di irriconoscenti! Ad ogni modo, se vi state chiedendo cosa diavolo è ‘sto sclopìt, bè: sono i germogli di una piantina del genere Silene, e se anche questo non vi dice nulla, allora aggiungo che molto probabilmente in estate vi sarete fatti scoppiare sulla fronte o sul dorso della mano (da cui il nome volgare) i suoi buffi fiori a palloncino, questi qui.Capito di che parlo ora, eh? :-)


I bruscandoli invece sono stati più fortunati: mi sono ricordata della macchina fotografica al momento di uscire :-D e li potete vedere qua sopra e sotto. Stavolta si tratta dei germogli del luppolo selvatico e uso il termine veneto-triestino (invece del friulano urtisòns) perché così li chiama mio padre, che ne è ghiotto e mi ha insegnato a riconoscerli e raccoglierli. Sono inconfondibili: il luppolo è una pianta lianosa con una caratteristica foglia palmatosetta e un fusto cavo e piuttosto ruvido, quasi adesivo in cima. Lo trovate in genere abbarbicato sul primo albero disponibile (opportunista!), ma tante volte si arrampica curiosamente anche sui rovi... chissà come mai? In quanto alla domanda che di sicuro vi frulla per la testa, ovvero “posso aromatizzare la mia pregiata birra fatta in casa col luppolo selvatico?” la risposta è “non lo so” :-D


Risotto sclopìt, bruscandoli e caprino, per 4 persone:


280 g di riso circa
un cestino pieno di sclopìt e bruscandoli, metà e metà (sì, sono imprecisa, lo so... pietà, non ho pesato le erbette! Ma tranquilli, non è poi così difficile fare a occhio)
un bicchiere di vino bianco
timo
brodo vegetale
40 g di formaggio caprino morbido
burro e grana per mantecare
olio


Lavare bene le erbe e sbollentarle per circa 2-3 minuti. Scolare, tagliare grossolanamente e mettere da parte. Scaldare un filo d’olio e una noce di burro in una pentola da risotto, rosolare rapidamente il timo e tostare il riso. Sfumare con il vino e portare pian piano a cottura con il brodo bollente. Quando manca un po’ più di metà cottura unire le erbe, mescolare bene, aggiungere brodo e via avanti così finché il riso non ha la giusta consistenza. A questo punto, spegnere il fuoco, aggiungere una noce di burro, una trentina di grammi di grana grattato e il caprino e mantecare. Servire con un fiocchetto di caprino in cima al risotto.


Passiamo quindi alla preda più ambita, ovvero l’asparago selvatico. Essendo io friulana ed essendo detto asparago non propriamente autoctono della zona del fagagnese devo confessare che quest’anno è la prima volta che lo raccolgo. Sì, era già da qualche primavera che nelle mie passeggiate domenicali in Carso col cicione adocchiavo qua e là vecchietti ostili che battevano la boscaglia in solitaria armati di sacchetti e bastoni (questi ultimi sospetto vengano usati nella competizione per accaparrarsi il bottino), ma non avevo mai provato a mettermi in gioco. Ho iniziato così, solo per vedere se ne trovavo anch’io, poi sono riuscita a coinvolgere il cicione (incredibile!), ancora più incredibilmente ci ha preso gusto anche lui e così ridendo e scherzando abbiamo inaugurato una nuova abitudine (almeno spero).


Che poi i turioni (cioè i germogli degli asparagi) sono graziosissimi, delle specie di miniature, un ottimo soggetto per una foto... per non parlare del cicione che mi aiuta a raccoglierli :-D non avrei mai detto che avrebbe iniziato a collaborare! Vabbè, scherzi a parte qua quel che si raccoglie è vero asparago, Asparagus acutifolius, e mi piacerebbe poter dire che è inconfondibile, ma a quanto pare invece no, la gente la confusione la fa eccome. Girando verso Doberdò ho notato che qualcuno deve aver raccolto il germoglio di una qualche altra pianta lianosa, perché in fondo al fusto rimosso c’erano delle foglie molto da dicotiledone, mentre l’asparago è una monocotiledone... per non parlare del fatto che altri fanno confusione con i germogli di pungitopo (Ruscus aculeatus), che però mi pare sia proibito raccogliere, anche se non ne sono sicura. In ogni caso la classica nota di folclore sull’asparago, ovvero la pipì puzzolente, è stata già scientificamente trattata da Dario Bressanini in un post che consiglio vivamente, quindi a me non resta altro che passare alle ricette :-)


Crostoni lardo e asparagi selvatici, antipasto per due persone:


un bel mazzetto di asparagi selvatici
qualche foglia di sclopìt
6 fette di pane integrale
2 spicchi d’aglio novello
del lardo tagliato a fette sottili
sale, pepe, olio


Sciacquare le erbe e tagliare in due gli asparagi selvatici. In una padellina, scaldare qualche cucchiaio d’olio, versare le erbe, salare e cuocere a fuoco basso per 5-10 minuti, coprendo e aggiungendo poca acqua se necessario. Intanto, grigliare le fette di pane, sfregarle con l’aglio novello e adagiarci subito le fette di lardo in modo che si sciolgano leggermente. Disporci sopra le erbe cotte, un filo d’olio e un po’ di pepe e servire assieme ad un calice di vino bianco.


Li consiglio, la dolcezza del lardo appena squagliato bilancia alla perfezione l’amaro dell’asparago selvatico! Bene, così il problema antipasto è risolto, ma avanza ancora materia prima. Come utilizzarla in modo più originale del classico risotto o della tipica frittata? Io volevo qualcosa che esaltasse l’eccezionalità del bottino, qualcosa in cui l’asparago fosse protagonista e ho optato per della pasta all’uovo ripiena. In breve:
Tortelli ripieni di asparagi selvatici con sugo alle vongole, per due persone:


Per la pasta fresca:
50 g di farina 00
50 g di semola di grano duro
due uova
un pizzico di sale

Per il ripieno:
150 g di ricotta vaccina
circa 200 g di asparagi selvatici
un uovo
olio, sale

Per il sugo:
una manciata di asparagi selvatici
mezzo chilo circa di vongole
mezzo cucchiaino di amido di mais
olio, sale


Preparare la pasta: fare una fontanella con le farine, mettere in mezzo le due uova e il pizzico di sale e sbattere le uova con una forchetta incorporando via via la farina. A questo punto impastare a mano con un certo vigore, formare una palla di pasta, avvolgerla nella pellicola trasparente e lasciar riposare in luogo fresco per una trentina di minuti almeno. Intanto, preparare il ripieno: sciacquare gli asparagi, tagliarli a pezzetti di 2-3 cm e rosolarli in padella con un filo d’olio caldo. Aggiungere un po’ d’acqua, coprire e cuocere piano finché non sono teneri. Lasciar raffreddare e mescolare bene con la ricotta e l’uovo. A questo punto, stendere la pasta col mattarello e passarla nell’apposita macchinetta fino alla penultima tacca: probabilmente i tortelli sarebbero più buoni se fossero ancora più sottili, ma si corre il rischio che si aprano in cottura... quindi io non mi arrischio ad arrivare all’ultima tacca. Ora, ritagliare dei cerchi usando un bicchiere, farcirli con poco ripieno e sigillarli accuratamente aiutandosi con due forchette. Scaldare abbondante acqua salata e nel frattempo far aprire le vongole sciacquate in una padella coperta: dopo qualche minuto scartare le conchiglie rimaste chiuse, mettere da parte il sugo e filtrarlo. In un’altra padella, scaldare un po’ d’olio e farci rosolare gli asparagi tagliati a bastoncini, poi aggiungere un po’ dell’acqua delle vongole e l’amido e continuare a cuocere così, aggiungendo sugo e acqua fino a raggiungere il grado di cottura e densità desiderati. Cuocere i tortelli nell’acqua bollente, scolarli, saltarli rapidamente nella padella degli asparagi e aggiungere le vongole sgusciate; impiattare e servire.


Non per vantarmi, ma questi tortelli sono ottimi!!! La ricotta addolcisce un po’ l’asparago e anche le vongole non sono campate per aria, sta tutto bene assieme e non volevo che finissero mai :-) oltre al fatto che adoro preparare la pasta fresca... non so, devo averlo preso dalla nonna, ma l’aroma che ha l’impasto mentre lo lavoro mi affascina sempre, a me ricorda l’odore della pelle di qualcuno che ami sotto al sole, contemporaneamente fresca e calda e appena umida. Oh, è una mia sensazione, magari ad altri ricorda qualcos’altro, e magari vi disgusta e allora la smetto qui.


Per chi invece desiderasse le erbette nel secondo consiglio un classico: la frittata alle erbe, che a me piace sempre e va bene per tutte le occasioni. Ho finito!

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