La vedete quella nella foto? Sì?
La vedete bene?
Ecco, la torta nella foto può
sembrare una luminosa vittoria, un traguardo tagliato, un trionfo, mentre altro
non è che la madre di tutte le sconfitte. Peggio ancora del famoso caramello di
tanto tempo fa, che un Natale mi ha anche fuso il tappeto della cucina (storia
lunga). Questa torta è l’ennesimo tentativo fallito di fare un gelato alla
vaniglia, di cui il primo non è stato riportato (ma Katia ancora se lo ricorda
credo), il secondo ve lo avevo già illustrato qua e il terzo voilà, eccoci a
noi. Insomma, sembra proprio che sia destino, o che sia stata gettata una
maledizione sulla mia gelatiera: non c’è verso, quel gelato non s’ha da fare.
Stavolta è successo che la crema all’uovo che doveva fare da base al gelato mi
è impazzita, così, a caso, senza nessun buon motivo apparente. Col che mi
permetto di darvi una piccola lezione di vita (per i più tardi, che come me non
ci sono ancora arrivati): MAI fare cose che richiederebbero una qual certa dose
di pace interiore quando tra 25-30 minuti al massimo si deve essere fuori di
casa. No. A questo punto, quando ho visto la crema iniziare a precipitare
inesorabilmente, come un secchio di latte in cui sono stati spremuti due limoni,
ho provato a frullare tutto, unire la panna e far andare nella gelatiera, ma
ovviamente non è servito a nulla e alla fine della fiera ho dovuto di nuovo
provare a ricavarne una pasticciera.
La crema sembra buona, direte.
Eccerto, ci stanno dentro i 4 etti di panna che dovevano contribuire a rendere
cremoso e voluttuoso il mio gelato alla vaniglia, voglio anche vedere che
faccia schifo, permetterete! Il fatto è che questo NON è ciò che volevo, quindi
invece che gioire per la mia torta alle 1000 calorie rumino vendetta (e crema)
pensando a come risolvere al più presto la questione in modo efficace ed
impietoso...
Ad ogni modo. La ricetta oggi
sarà breve, concisa e piuttosto approssimativa: in fin dei conti, il principio
che sta dietro ad ogni buona crostata alla frutta è farsi un bel guscio di
frolla, cuocerlo, riempirlo di crema pasticciera e guarnire il tutto con frutta
e gelatina. Olè! In questo caso la ricetta della frolla è questa qui di Sigrid,
ottima perché contiene davvero poco zucchero e così non rende stucchevole il
dolce, mentre la gelatina è stata fatta con l’agar agar, una prima assoluta per
quanto mi riguarda!
Crostata alla frutta, per una
tortiera da 26 cm di diametro:
Per la frolla:
175 g di farina
125 g di burro freddo a dadini
30 g di zucchero
1 tuorlo
2 cucchiai di zibibbo
un pizzico di sale
Per guarnire:
crema pasticciera
frutta a piacere (io ho messo
albicocche, pesche, banane e una manciata di more e mirtilli)
due cucchiaini di agar agar
acqua e altro zibibbo
2 cucchiai di zucchero (circa)
Preparare la frolla: sbriciolare
il burro con la punta delle dita assieme a farina, zucchero e sale fino ad
assorbirlo al composto secco. Aggiungere in mezzo il tuorlo e il vino e
impastare velocemente il tutto. Avvolgere nella pellicola e lasciar riposare in
frigorifero per un’oretta scarsa. Trascorso questo tempo, stendere l’impasto su
un foglio di carta forno fino a uno spessore di 2-3 mm e foderarne uno stampo
da crostata di 26 cm di diametro, bucherellare il fondo con i rebbi di una
forchetta, coprire con altra carta da forno e fagioli secchi e infornare per 15
minuti (circa). Rimuovere la copertura e re-infornare per altri 20 minuti o
finché il fondo non è dorato. Lasciar raffreddare e riempire con la crema e la
frutta. Fare la gelatina: portare a bollore una quantità approssimativa (ho
fatto a occhio, perdono!) di acqua e zibibbo, aggiungere l’agar agar e
mescolare vigorosamente fino a dissoluzione. Lasciar intiepidire e poi
distribuire con una certa cura sulla superficie della torta.
Il risultato è stato spazzolato
in pochi giorni con un sottofondo di senso di colpa (diventeremo due
ciccioni!!!), ma ciò non vuol dire che abbia deciso di accontentarmi e quindi
prima o poi AVRÒ il mio gelato alla vaniglia. Per quanto riguarda l’agar, ho
ottenuto una gelatina piuttosto solida e forse la prossima volta dimezzerò le
dosi. Un unico accorgimento: fatela all’ultimo minuto, perché se si indurisce e
deve essere ri-fusa la seconda volta solidificherà a grumi, con una consistenza
poco estetica.
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