giovedì 26 gennaio 2012

Germinator


Sì, scusate se mi faccio sentire con minor frequenza e spesso solo nel weekend, ma ho iniziato a prendermi una serie di impegni piuttosto gravosi e durante la settimana non faccio altro che correre come una matta su e giù per Trieste e poi anche tra Trieste e Udine. Che fatica.
Ma vabbè, lasciamoci alle spalle il grigiore quotidiano e passiamo ad altro, come diceva un mio professore di matematica. Tempo fa, non so perché, mi è improvvisamente venuta una nuova mania. Cioè, so perché: l’innesco è stato causato da un vecchio numero di Cucina moderna, che nella sezione “stare bene” (o qualcosa del genere) presentava due o tre idee simpatiche per cucinare con i germogli. È così che mi è tornato in mente il vecchio “bioset” restituito alla libertà come un cane nella cantina dei miei. Mi spiego: era stato acquistato molto tempo fa, quando ancora ero una bimba, perché all’epoca era opinione comune che crescere con le proprie manine dei sanissimi germogli biologici per propinare alla famiglia creative insalate macrobiotiche a basso contenuto di grassi idrogenati fosse parecchio salutare, lungimirante e radical-chic. Il problema è che sia io che mio fratello i germogli li avevamo schifati assai (piccoli borghesucoli!!) e così dopo un effimero momento di entusiasmo mia mamma aveva esiliato il set in cantina, tra dei consunti mon boot e i miei quaderni di quarta elementare.


Tutto questo fino a poco tempo fa, quando appunto ho avuto il suddetto ritorno di fiamma. Inutile dire che la mamma è stata felice di sbarazzarsi così facilmente dell’aggeggio e che io l’ho posizionato sul terrazzo con una qual certa soddisfazione sotto lo sguardo perplesso del cicione, che per prima cosa l’ha ribattezzato Germinator (lol!). Bene. Ora mancano solo i semi. E questo piccolo, insignificante particolare ha rischiato di mandare tutto a monte, perché se all’epoca i germogli andavano di moda e i semi si trovavano anche all’ortofrutta, oggi le cose non stanno più così e ti guardano storto anche nelle agrarie. Davvero, ho girato mezza città e nessuno che mi abbia venduto neppure un semino di soia o un embrione di alfa-alfa. Delusione. Sembrava quasi che mi dovessi arrendere quando è arrivata l’illuminazione, d’improvviso, come è suo solito. Stavo passeggiando tra le dolci colline di Rive D’Arcano, inspirando l’aria frizzantina di Dicembre a pieni polmoni e guardandomi attorno. I prati erano gialli e secchi e i campi tutti vuoti e riflettevo amaramente sul fatto che non ci fosse nulla da arraffare con aria colpevole guardandosi le spalle, ma con la soddisfazione di essersi procacciata il cibo con le proprie mani (sì, sono malata). Immersa in questi pensieri mi sono ritrovata su un campo che era stato di soia e mi sono accorta che era rimasta una piccola fascia intonsa, con tutte le piantine secche e i semi ancora nel baccello. Ho ripensato alla minestra in cui avevo messo la soia fresca e mi è venuto in mente che in effetti avrei potuto raccoglierla secca e poi usarla come i fagioli, dopo averla tenuta a bagno. E mentre raccoglievo, d’improvviso: ehi, ma in effetti questo è un seme! :-D che torda, eh?


Così sono tornata a Trieste con un sacchetto pieno di soia secca e ispirazione, tanto che mi è subito venuta l’idea che avrei potuto far germinare anche le due misere lenticchie avanzate in dispensa. Così, via al primo round: soia e lenticchie, con l’aggiunta di alcuni semi di zucca conservati dalle puntate precedenti. Le prime due sementi sono spuntate entusiaste in un’esplosione di cotiledoni, mentre la zucca pareva più timida, quasi introversa, così ho pian piano forzato la parte esterna più legnosa col coltellino e ho atteso, paziente. Nel frattempo però si era liberato spazio e quindi ho aggiunto ceci, mais da popcorn, quinoa e riso nero integrale. Ahimé, il riso è come deflagrato in un fetore di marcescenza e ho dovuto buttarlo via :-S non so come mai, magari era già stato inattivato, o invece va coltivato in altro modo, va’ tu a sapere... ad ogni modo sto ancora aspettando i risultati definitivi del secondo round, ma per ora parrebbe che ceci, mais e quinoa reagiscano bene. La zucca invece è stata una fatale delusione: dopo il mio stratagemma è germinata rigogliosissima, ma ho provato ad assaggiarla e risulta amara come il rimpianto e dunque mi sa che è tossica (le varietà di zucca amare sono tossiche e se vale per il frutto può essere che valga anche per la pianta nel suo complesso, non mi va di rischiare). Quindi l’ho messa nel piano di sotto e la trapianterò nei vasetti e poi boh, vedremo. Ad ogni modo, i germogli sono bellissimi e altrettanto bello è osservare come ogni specie abbia il suo personale metodo per svegliarsi e iniziare la nuova vita: c’è chi fa i cotiledoni in mezzo a quello che era il seme, chi invece tiene il seme a terra, chi spunta veloceveloce e chi con più calma... ma magari di questo parleremo più avanti, in un post dedicato.


Bene, ora che me ne faccio di questo groviglio inestricabile di germogli di soia e lenticchie? Tanto più che se anche quelli di lenticchia crudi non sono male (ma togliendo seme e radice, che altrimenti sono troppo forti), quelli di soia hanno un sapore decisamente troppo aggressivo au naturel... Ok, quindi mi pare ovvio che ci si debba cucinare qualcosa... e cosa meglio di un bel pollo ai germogli, che avrei voluto fare già da un po’? Mi mancava solo la salsa di soia, che ho lasciato andare a male tempo fa :-D ma poco importa, sono comunque piena di spezie a casa. Poi per smaltire definitivamente il resto del groviglio ho anche fatto una bella minestra di germogli di cui non allego le foto per due motivi: 1) è stata fatta di fretta e altrettanto di fretta consumata e 2) ho commesso l’errore di dire al cicione “aggiungi tu la pasta, fai un po’ a occhio” e vi dico solo che alla fine si è trasformata in una pastasciutta con germogli... riuscite a immaginare, vero, quante ne ha sentite? :-D
Torniamo quindi all’unica ricetta rimasta: pollo asiaticheggiante ai germogli, per 3-4 persone: 


8 fusi di pollo
2-3 manciate di germogli di soia e lenticchie
uno scalogno
mezza testa d’aglio
zenzero fresco
limone
una decina di capsule di cardamomo
una patata piccola
un pezzetto di zucca
3 cucchiai di salsa di pomodoro
curry
olio
sale
pepe


Curare i fusi: togliere la pelle, disossare e tagliarli a bocconcini. Mettere a marinare il pollo e la maggior parte dei germogli con abbondante olio, sale, pepe, poco succo di limone, una generosa grattata di zenzero fresco, metà dell’aglio grattugiato e 6-8 capsule di cardamomo. Lasciar riposare una mezz’oretta mescolando ogni tanto, in modo che tutti i pezzi di pollo possano marinarsi in modo omogeneo. Soffriggere lo scalogno tritato con il resto dell’aglio, i semini tritati delle capsule di cardamomo avanzate e un’altra grattata di zenzero; sgocciolare grossolanamente pollo e germogli dalla marinata e farli dorare a fuoco alto. Abbassare il fuoco, aggiungere la salsa di pomodoro, le patate e la zucca tagliate a pezzettini, una spolveratina di curry e dell’acqua (o brodo vegetale se preferite) fino a coprire tutti gli ingredienti a metà. Mettere il coperchio e cuocere piano per 30-35 minuti. Alla fine aggiustare di sale e servire assieme ai germogli rimasti crudi oppure scottati per 1 minuto in olio caldissimo.


Con questa cottura la soia rimane bella verde e croccantina, l’ideale. Tra l’altro, far germinare cose come lenticchie, soia e ceci equivale praticamente poi ad averli freschi invece che secchi :-) sissì, perché il seme tutto bello idratato ricomincia a fotosintetizzare e quindi torna verde (nel caso della soia) e tenero, praticamente è come avere legumi freschi durante tutto il corso dell’anno!



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