lunedì 7 novembre 2011

L’autunno in montagna e nel piatto


Era da tanto, devo dire, che non vedevo Ligosullo in autunno. Sì, è vero, anche lo scorso anno eravamo saliti in Carnia nel weekend dei morti, ma quella volta siamo stati decisamente meno fortunati. Non aveva mai smesso di piovere e in più la neve era caduta da poco e già ricopriva i monti, dando al paesaggio un’aria molto più invernale che autunnale. Stavolta invece la montagna ci ha accolti con l’intera gamma dei suoi rossi, gialli e ocra e devo dire che perfino io, amante sviscerata dell’estate in tutte le sue forme, ho dovuto soccombere al fascino dell’autunno ad alta quota.


Sono sicura di non ripetere a pappagallo un luogo comune: in montagna questa stagione dà effettivamente il meglio di sè. La differenza principale con la pianura credo che siano le chiazze, fateci caso: più in basso le tinte sono pur sempre spettacolari, ma omogenee; il giallo delle foglie ricopre il paesaggio come una specie di immensa coperta continua e monocromatica. In montagna, invece, si ha la sensazione di trovarsi di fronte a un vivacissimo patchwork: la parte più vicina alle pendici è gialla e rossa, ma non resta così a lungo, perché salendo questi colori si riducono a macchie inframmezzanti il verde cupo degli abeti. Anche il verde è destinato a scomparire e infatti si diluisce man mano nell’ocra dei pascoli alpini e nel grigio della roccia. E bè, non so voi, ma io adooooro il patchwork :-)


Il miglior modo per apprezzare l’autunno in montagna è ovviamente fare lunghe passeggiate e noi non ci siamo fatti pregare. Il tempo, come ho già detto la scorsa volta, è stato stupendo, invitava letteralmente a stare all’aria aperta... tanto più che fuori la temperatura era addirittura più mite che dentro casa, incredibile vero? In realtà l’aria era frizzantina, ma nelle ore centrali del giorno il sole scaldava talmente bene che si poteva tranquillamente togliere la giacca. Così, con il sole in fronteeeee abbiamo iniziato come prima cosa a camminare verso Valdajer ammirando i riflessi di luce che colpivano il giallo del fogliame. A questo punto però non ci siamo accontentati e abbiamo deciso di salire fino al lago, idea un po’ balzana perché poi al ritorno abbiamo dovuto scapicollarci giù praticamente al buio :-S mai più, prometto. Sììììì, tutta colpa mia che ho perso tempo a fotografare il mondo, lo so. In ogni caso, mentre salivamo ci siamo goduti il panorama: cascate, colori sgargianti e anche qualche chiazza verde residua, ed è proprio in una di queste chiazze che, quasi incredula, ho individuato un ben noto profilo fogliare e una sfumatura verde a me familiare... crescione! Incredibile, è ancora bello in forma, ho pensato.


Ordunque il crescione (Nasturtium officinale) è una brassicacea proprio come cavoli, rape e via dicendo e come queste verdure anch’esso contiene i già più volte citati glucosidi solforati, sostanze ricche di zolfo. Ora, non so se lo avete mai assaggiato. Io sì, e quindi non riesco a capire del tutto certi slanci entusiasti e soprattutto certe amene scorpacciate di crescione crudo in insalata (ugh!). Come mai? Bè, si dà il caso che il suo sapore sia al contempo fortemente pepato, e amaro come l’amor perduto, probabilmente perché contiene zolfo in quantità industriali. Per farvi capire, ricorda le rape crude (yuck!), ma è più intenso. Ci si potrebbe chiedere perché io lo raccolga, dunque... il fatto è che si tratta di una mia debolezza, non ridete: se vedo qualcosa in natura che non è di nessuno e io SO che si può mangiare mi sento molto furba e botanica e ecosostenibile e equaesolidale a raccoglierla e farne uso. Sono scema, vero? Boh, sarà perché xè gratis :-DDD fatto sta che però stavolta non c’era mio padre per smaltirlo (gli piace, de gustibus) e quindi prima di coglierlo ho pensato bene a come impiegarlo. Mi sono proprio data tempo, dato che l’ho adocchiato all’andata e ho deciso di aspettare il ritorno per prelevarlo. Così ci ho rimuginato su e ho pensato che cotto tutto sommato non doveva essere male... e con il freddo che iniziava a calare assieme alle tenebre, un bel minestrone è proprio quello che ci vuole. Sissì, lo metto nel minestrone!


Minestrone di verdure autunnali, sei porzioni circa:

trito per soffritto (metà porro, una costa di sedano, un piccolo pezzo di carota)
200 g di zucca circa
mezzo cavolo romano
due carote di medie dimensioni
due patate di medie dimensioni
una rapa
due piccoli pomodori
mezzo cespo di radicchio
un mazzetto PICCOLO di crescione
brodo vegetale
sale, pepe


Scaldare dell’olio in una pentola capiente e soffriggere il trito di porro, sedano e carota. Preparare le verdure: lavarle, pelarle e tagliare la carota a rondelle, il cavolo in cimette e tutto il resto a cubetti. Quando il soffritto è pronto, aggiungere le verdure così preparate e lasciarle insaporire, poi unire il brodo vegetale fino a coprirle appena. Aggiungere anche il radicchio tagliato grossolanamente e metà del mazzetto di crescione. Coprire e cuocere per circa mezz’ora. Quando il minestrone è quasi pronto, frullarne una piccola parte, mescolare, aggiustare di sale e lasciare sul fuoco ancora un po’. Servire caldo, con una macinata di pepe, un filo d’olio extravergine d’oliva e qualche foglia di crescione per decorare.


È l’ideale, dopo una giornata passata a lottare contro il freddo fuori e dentro casa: caldo, sostanzioso e saporito. cosa si può volere di più? Vero, non è rapidissimo da fare, ma anche questo è un lato positivo: in autunno il buio cala ben prima che sia ora di cena ed è bello potersi permettere il lusso di cucinare lentamente, con il caldo dei fornelli che tiepido ti accarezza il viso e la pentola che sobbolle piano, effondendo odori via via sempre più corposi e invitanti. Vi consiglio di rifarlo quando vi trovate in una situazione analoga e vi invito anche a prepararne dosi abbondanti... se fa davvero freddo e avete camminato molto so che il bis sarà una scelta ovvia e naturale :-)
Il crescione cotto sta benissimo, ma attenti a non esagerare: la quantità che vedete nel mazzetto delle foto è più che sufficiente, si sente perfettamente anche in 6 porzioni di minestrone!

2 commenti:

  1. Che buono dev'essere... e che nostalgia della montagna mi hai fatto venire! Le zuppe d'inverno sono un intero mondo da scoprire: ho postato qualche tempo fa Le Virtù molisane... mai sentito parlare? è una zuppa che fa resuscitare! Un'altra mia favorita è il potage parmantier :-) Splendide foto, e di sicuro nessuno ti accuserà d'aver plagiato Donna Hey ;-)

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  2. :-DDD Hahahahaha, grazie! Sì, oggi girano un po' di polemiche nel web, eh?
    Mai sentito parlare delle Virtù Molisane... farò un giretto sul tuo blog ;-)

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